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Autentica di felsina

Autentica di felsina

AUTENTICA DI FELSINA si fonda sul ritrovamento delle formule originali degli storici profumi, allora denominati dal suo ideatore “acqua di felsina bianca” ed “acqua di felsina rossa”, da parte degli eredi di Livio Grandi, ultimo realizzatore delle fragranze nate nell’Ottocento nella città di Bologna, detta anticamente Félsina. “Autentica di Felsina” esprime la sincera intenzione da parte dei fautori del marchio di riportare queste creazioni al loro originario prestigio.

Era il 21 maggio 1827 quando Pietro Bortolotti presentò alla Commissione Sanità la sua storica invenzione, la ricetta denominata “acqua di felsina”, ottenendo il permesso per venderla nella propria profumeria sotto il portico del Pavaglione. Oltre a un “gratissimo profumo”, la fragranza aveva innumerevoli proprietà benefiche e il suo successo gli permise di avviare una fiorente attività. L’essenza, nella variante Rossa e Bianca, fu pluripremiata alle esposizioni di tutta Europa, conquistò anche l’America e si guadagnò un posto di tutto rispetto nella storia della profumeria italiana. Era amata da personalità come Guglielmo Marconi e del suo largo impiego ci hanno lasciato testimonianza scrittori come Alfredo Testoni, Mario Praz e Italo Calvino che ne parlano nelle loro opere. Ma la storica fragranza denominata “acqua di felsina” era soprattutto il profumo di Bologna.

Ogni anno il giorno in cui la Madonna della Pioggia veniva portata in processione attraversando, come avviene ancora oggi, il lunghissimo portico di San Luca, i bolognesi aspergevano dell’amato profumo i fazzoletti con cui salutavano l’arrivo della loro protettrice.

Il Portico del Pavaglione, vicino all’Archiginnasio che fu sede della più antica università occidentale, era inebriato dagli effluvi dello storico profumo perché lì veniva realizzato e venduto. I reali d’Italia lo conobbero e l’apprezzarono così tanto da conferire alla ditta un gioiello e il privilegio di denominare l’attività “Imperiale e Reale Profumeria”. La fragranza era così diffusa da essere imitata da altre case di profumo locali e persino le donne bolognesi provavano a prepararla utilizzando agrumi, spezie e benzoino. Ma la vera formula e il metodo di produzione rimasero sempre un segreto.

La ditta Bortolotti aveva mantenuto una conduzione familiare tramandando il mestiere di padre in figlio per quattro generazioni, in un arco temporale che abbracciava la restaurazione, i primi moti risorgimentali, l’unità d’Italia e due guerre mondiali. Solo nell’ultimo dopoguerra, con la scomparsa di Pietro Bortolotti, ultimo profumiere della ditta che portava lo stesso nome del fondatore, si creò un vuoto nella successione. La moglie, che da tempo dirigeva l’azienda, propose allora a un proprio cugino di imparare il mestiere. Quell’uomo era Livio Grandi.

Il futuro realizzatore della fragranza conosciuta come “acqua di felsina” aveva trent’anni ed era reduce dalla guerra. La sua terribile esperienza del fronte e l’agonia del lungo viaggio di ritorno a piedi dalla Russia potevano essere riscattati solo dal contatto con la vitalità e la bellezza del profumo. Accettò quindi la sfida e imparò a preparare artigianalmente, come si faceva allora, le due varianti dell’essenza, quella bianca e quella rossa, diventando erede e custode del segreto delle due fragranze.

Un giorno Livio Grandi chiamò la nipotina Barbara, che allora aveva 12 anni, e le chiese di trascrivere le formule su un foglio protocollo facendo così una copia dell’unico documento originale esistente. I tempi stavano per cambiare e di lì a poco lo storico profumo bolognese sarebbe stato scalzato dai profumi più alla moda. La produzione cessò infatti negli anni Ottanta con rammarico di tutti quei bolognesi che avevano legato ad essa i loro ricordi.

Sceso dal luminoso piedistallo conquistato durante la Belle Epoque, il profumo cadde in oblio e lì sarebbe rimasto se non fosse stato per un evento forse non del tutto casuale. Nella cantina di casa la nipote di Livio, ormai cresciuta, scopre alcuni documenti appartenuti al nonno tra cui le due formule denominate “acqua di felsina bianca” ed “acqua di felsina rossa”: quella scritta da Livio Grandi di suo pugno e quella, identica, che lei stessa aveva copiato da piccola. Commossa per il ritrovamento, Barbara ne parla al fratello Pierpaolo e insieme condividono il sogno di “restituire alla città di Bologna il suo profumo”.

La spinta decisiva alla realizzazione del progetto avviene grazie all’incontro tra i due fratelli e Francesca Faruolo, ideatrice e direttrice di Smell – Festival dell’Olfatto, conoscitrice del settore fragranze e della storia delle antiche fragranze conosciute come “acqua di felsina” su cui ha condotto approfondire ricerche d’archivio.

Inizia così il percorso che porterà alla nascita di AUTENTICA DI FELSINA.

Il lancio del profumo l’Autentica di Felsina Bianca avviene a maggio 2017, nel nono centenario della fondazione di Bologna e a 190 anni esatti dal giorno in cui Pietro Bortolotti presentò per la prima volta “l’invenzione che profumò il mondo”.

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